MANIFESTO Ø

Barbara Steele nata a Brikenhead il 29 dicembre 1937, è un'attrice britannica che ha lavorato per molto tempo in Italia con registi come Federico Fellini, Riccardo Freda e Mario Bava, al quale deve la sua fama internazionale divenendo un'icona del genere horror.

L'attrice dopo aver avuto alcune esperienze in teatro e nel cinema con piccole parti viene scelta da Bava per recitare ne LA MASCHERA DEL DEMONIO (1960), ruolo che la porta al successo. Il regista esordiente rende una semplice leggenda popolare russa qualcosa di sublime con vampiri, streghe e forze demoniache. E' un film entrato negli annali

cinematografici, grazie all'uso geniale della monocromia che rende ogni immagine del film tremendamente paurosa e suggestiva, inserendo dettagli spaventosi che prendono nel profondo, dove narrativamente vengono inserite morti improvvise, passaggi segreti e maledizioni di famiglia. Tutto ciò già anticipato dal prologo che apre il film con un'esecuzione divinamente grottesca.

Nel 1963 Federico Fellini la chiama per interpretare un personaggio nel capolavoro  8½, ma la Steele sceglie di continuare a recitare nelle pellicole horror made in Italy. Ecco nascere così la collaborazione con Riccardo Freda a partire dal 1962 con il necrofilo L'ORRIBILE SEGRETO DEL DR. HICHCOCK a cui segue nel 1963 LO SPETTRO in cui si trattano per la prima volta le morti apparenti. In entrambi i film l'interpretazione della Steele fa venire i peli d'oca.

Nel contempo l'attrice lavora insieme alla coppia di registi Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa in un paio di film e ad Antonio Margheriti nel 1964 sia ne I LUNGHI CAPELLI DELLA MORTE che in DANZA MACRABA che contiene il miglior piano sequenza del cinema di genere italiano.

L'anno seguente Massimo Pupillo, altro maestro dell'horror, la chiama per 5 TOMBE PER UN MEDIUM, divenuto un cult del gotico.

Nella seconda metà del decennio si dedica anche a qualche commedia tra cui il capolavoro L'ARMATA BRANCALEONE (1966) diretto da Mario Monicelli nel quale viene utilizzato un linguaggio maccheronico che suscita risate non da poco. Il motivetto iniziale e diventato un tormentone popolare mentre l'espressione armata brancaleone è entrata nel vocabolario italiano. La pellicola non pone molta attenzione alla ricostruzione storica ma risulta realizzata bene per quanto riguarda scenografia, fotografia e costumi in perfetto contrasto cromatico. Il film è molto originale e vuole essere una rilettura dell'Italia medievale che tra le tante risate sviluppa un lato crudo delle condizioni dei personaggi che non rispecchiano i canoni utilizzati all'epoca, difatti non viene preso di mira il proletariato o la borghesia, contrariamente a quanto succedeva negli altri film.

Con la fine dei generi la Steele abbandona il cinema durante gli anni '70 per apparire sporadiche volte in film horror girati negli USA. In Italia torna nel 2010 per girare il film THE BUTTERFLY ROOM, uscito due anni più tardi e diretto dal giovane regista Johnatan Zarantoniello. Nel film gli effetti speciali sono curati da Sergio Stivaletti.