E' sempre più difficile trovare un distributore, ma non getto la spugna!
Sono passati pochi giorni da quando a Milano è stato proiettato il suo film “Solo per il weekend” all'interno del festival "Il Cinema Italiano visto da Milano". Nasce come visual artist e ha lavorato in film internazionali come la "Bussola d'oro" (Chris Weitz) e "Denti" (Gabriele Salvatores). Se ancora non avete capito chi è stiamo parlando di Director Kobayaski, nonché Gianfranco Gaioni.
Già presente alla Festa del Cinema di Roma e al Montreal World Film Festival la commedia "Solo per il weekend" è un prodotto atipico all'interno del panorama italiano e per questo merita di essere approfondito.
La sceneggiatura è stata scritta insieme a Giacomo Berdini, inserendo molti elementi autobiografici, citazioni di film come omaggio e folli idee che fanno sì che la commedia risulti stravagante anche nei contesti più reali. Oltre a questo aspetto, non si può fare a meno di notare la qualità degli effetti speciali, i quali nei film italiani non sono molto usati. La post-produzione infatti è stata curata dallo stesso regista che del resto viene da quel mondo: "Lavorare negli effetti speciali è stato il mio sogno fin da bambino (per colpa di Star Wars) e ho iniziato prestissimo a girare i miei primi cortometraggi, soprattutto animati. Così a vent’anni sono entrato nel mondo del cinema come digital artist, grazie ai miei cortometraggi ricchi di animazione ed effetti speciali digitali. Per questo film avevo preparato uno storyboard
composto da circa 1300 tavole, racchiuse in due volumi da 110 pagine l’uno e questo mia ha permesso di comunicare facilmente agli altri le mie intenzioni. Il grading (quello che in Italia si chiama ancora telecinema) lo ha supervisionato invece Scott a Los Angeles." Infatti per questo film vi è stata la collaborazione con Neptune Post, uno studio fondato da due colorist che si occupa solo di questo aspetto.
Per la famosa scena con la GoPro invece è nata per necessità. "Avremmo dovuto avere un permesso per girare alcune scene in un hotel di Las Vegas, ma proprio mentre ero in viaggio, non ci hanno dato il via libera definitivo." spiega il regista "Quindi ho pensato che usando la Gopro saremmo passati inosservati e avremmo potuto girare comunque in tutte quelle location fantastiche... e così è stato! La Gopro è stata una valida alternativa, soprattutto perchè a Las Vegas tutti quegli ambienti sono illuminati come dei set cinematografici."
Assieme allo sceneggiatore Berdini, Director Kobayashi ricorda un altro valido collaboratore: il giovanissimo direttore della fotografia Scott Toler Collins. "Io e Scott ci siamo conosciuti sul set di Weightless" racconta il regista ricordando il suo primo film low budget, girato nel 2011 negli Stati Uniti, "i co-produttori Americani del film mi avevano proposto di lavorare con lui e, dopo aver visto il suo showreel, ho accettato ben volentieri. Scott era molto giovane per essere già un direttore della fotografia, infatti quando abbiamo girato Weightless aveva solo 22 anni, ma aveva un talento incredibile. Avendo già lavorato insieme su quel progetto, ci conoscevamo molto bene e sapevamo perfettamente cosa volevamo realizzare. Abbiamo gli stessi gusti e una fiducia reciproca altissima. Questo mi ha permesso di concentrarmi sulle performance degli attori, invece che sul controllo maniacale della macchina da presa. E’ un grande vantaggio poter ignorare il monitor sul set e mettersi vicino agli attori, per ascoltarli e vederli con i tuoi occhi."
Effettivamente il cast diretto si annovera di attori Italiani come Alessandro Roja, Stefano Fresi, Francesca Inaudi, Matilde Gioli, Marina Rocco, Walter Leonardi, Stefano Chiodaroli, oltre alla partecipazione speciale dell'attore americano Malik Barnhardt e di Jake La Furia dei Club Dogo. Il problema però è che "neppure tutti questi nomi sono riusciti ad attirare un distributore" racconta Gianfranco Gaioni "A questo punto le speranze di trovare una distribuzione diventano sempre meno, ma non voglio gettare la spugna".
PS:
Per tutti quelli che si stanno ancora chiedendo il perché dello pseudonimo Kobayashi, Gianfranco ci racconta un aneddoto a tal proposito. "Nel 2007, quando mi sono trasferito a Londra per lavorare a “La bussola d’ora”, ho deciso di iniziare in parallelo la mia carriera di regista freelance. Avevo bisogno di uno pseudonimo, perchè il mio nome sarebbe apparso nei crediti di grosse produzioni internazionali come digital artist. Non volevo che le due carriere si sovrapponessero o si ostacolassero a vicenda. Così alla fine mi sono ispirato al film “I soliti sospetti”, dove l’Avvocato Kobayashi è un personaggio inventato dal protagonista (Keyser Soze) per non finire in carcere."
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Recensione "Solo per il weekend"
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