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Luigi D'Andrea

Appassionato da sempre di cinema, amante degli effetti speciali, nel 2006 gira con alcuni amici un cortometraggio “Moebius – Chi bussa alla mia porta?” di Donatello Della Pepa che omaggia il grande cinema horror del passato. Dopo il successo di questo piccolo prodotto a Zero Budget (in concorso al Pesaro Horror Fest 2007 e premiato come “MIGLIOR CORTOMETRAGGIO” al ToHorror Fest 2007) decide di trasferirsi a Roma, prendendo parte a diversi progetti indipendenti, ”Alma Gotica” di Luca Ruocco, ”Apologia Domestica” di Donatello Della Pepa, “Riciclo” di Salvatore Lizzio, “L’Antennista” di Fulvio Risuleo, ecc....continua a leggere

 

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MANIFESTO 0: Hai lavorato soprattutto nell'indipendente dividendoti tra cortometraggi e lungometraggi. Ultimamente hai lavorato con Garrone, uno degli esponenti di punta del nostro cinema, e Zampaglione, un artista che s'è saputo far valere non solo nell'ambito musicale ma anche in quello cinematografico, cercando di portare il genere horror nelle sale. Tra questi due registi che lavorano in due realtà differenti è cambiato qualcosa nel tuo modo di lavorare? Che ricordi hai del lavoro con loro nel set?

 

 

LUIGI D'ANDREA: Beh per quanto riguarda REALITY di Matteo Garrone non ho molto da raccontare, ho avuto la possibilità di collaborare soltanto nella fase di preparazione e in quel caso non c’è stata per me l’occasione di vivere l’ambiente del set e di conoscere il modo di lavorare del regista…diversamente per TULPA di Federico Zampaglione ho collaborato sia alla fase di preparazione in laboratorio che a quella di applicazione sul set…fondamentalmente per me non è stata un esperienza troppo positiva e devo dire che in alcuni momenti risultava difficile accontentare la visione un po’ “mutevole” del regista, spesso non ci veniva dato molto tempo e in alcuni casi ci siamo trovati a dover improvvisare nonostante la complessità di alcuni effetti, cercando di far funzionare tutto al meglio con quello che avevamo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MANIFESTO 0: Nelle grandi produzioni italiane è molto raro vedere effetti speciali soprattutto per una mancanza di film di genere contrariamente a quello che succede nel cinema indipendente o underground. Questa difficoltà di accedere al grande circuito per una maestranza come te cosa significa? E' un problema?

 

 

LUIGI D'ANDREA: Credo che un vero e proprio “grande circuito” non esista ormai da tempo. Negli ultimi anni il cinema italiano ha perso molta forza, soprattutto economica e a soffrirne maggiormente forse è proprio quello che si identifica come cinema di genere, probabilmente perché ritenuto più complesso e costoso da realizzare. Per chi come me si occupa di effetti speciali, questo è un problema abbastanza grande, che spesso, nella poca richiesta, ci costringe anche a dover cercare la soluzione più semplice e più veloce, penalizzando quello che è l’aspetto creativo del nostro lavoro e quindi la qualità del prodotto che offriamo. Credo che tutto questo penalizzi molto anche il nostro paese che è ricco di grandi artisti, molti dei quali però hanno già deciso di allontanarsi alla ricerca di maggiore merito verso quello che è il cinema Europeo o addirittura Americano. Non posso negare che questo pensiero sia spesso ricorrente anche nella mia mente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MANFESTO 0: Nella storia del cinema nostrano abbiamo avuto grandi creatori di mostri, solo per citare due nomi, Rambaldi e Stivaletti. Qualcuno di loro è stato il tuo maestro d'ispirazione? Come è nata l'idea di occuparti di FX?

 

 

LUIGI D'ANDREA: Ho apprezzato molto ciò che hanno realizzato in passato queste due icone del nostro cinema, ma nonostante tutto non credo di non aver mai preso realmente ispirazione dai loro lavori, ho sempre cercato di apprendere dalla capacità creativa di altri grandi maestri che maggiormente hanno fatto la storia degli effetti speciali nel grande cinema di Hollywood…uno dei tanti e credo sia per me la massima fonte di ispirazione è stato Stan Winston che ha unito l’arte alla tecnologia portando “realmente” sul grande schermo creature fantastiche come Terminator e Alien, Predator e gli spettacolari dinosauri di Jurassic Park , l’incredibile mondo di Intelligenza Artificiale fino alla perfetta armatura di Ironman (giusto per citare alcuni dei suoi capolavori)…e credo che sia stata proprio tutta questa spettacolarità a scatenare in me una grande curiosità e una grande passione per questo lavoro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MANIFESTO 0: Lo studio accademico cinematografico è in una situazione di decadimento qui in Italia per chi decide di essere un regista, uno sceneggiatore o un montatore, però per chi si occupa di effetti speciali c'è l'Accademia di Rambaldi. Tu però sei stato autodidatta. Hai riscontrato delle differenze con i colleghi che magari uscivano da uno studio accademico?

 

 

LUIGI D'ANDREA: A dire il vero la maggior parte dei miei colleghi Italiani è autodidatta come me…purtroppo non abbiamo scuole o corsi realmente validi all’insegnamento degli effetti speciali e anche l’Accademia di Carlo Rambaldi non esiste più da anni…quindi chi nel “nostro Paese” vuole intraprendere seriamente questo percorso è costretto a fare da solo, partire da zero e trovare le giuste fonti da cui apprendere può essere difficile, ma di sicuro non impossibile, naturalmente chi ha la fortuna di frequentare un’accademia parte avvantaggiato vista la possibilità di ricevere da altri le conoscenze di base, ma si dovrà impegnare ugualmente, tanto quanto un’autodidatta per raggiungere l’obiettivo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MANIFESTO 0: Per lavorare al meglio in questo settore per te quali principi fondamentali bisogna seguire o avere?

 

 

LUIGI D'ANDREA: Quello degli effetti speciali è un settore molto vasto che racchiude in un unico gruppo la capacità artistica di diversi reparti ed è molto difficile, anzi direi quasi impossibile averne la piena conoscenza. In ogni caso però, credo che solo la passione è la determinazione, attraverso lo studio e la pratica possano dare la possibilità di acquisire la conoscenza generale necessaria ad ottenere ottimi risultati e crescere in maniera professionale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MANIFESTO 0: Per il 2013 hai qualche progetto in mente?

 

 

LUIGI D'ANDREA: Si, in realtà ho iniziato da poco lo studio per la realizzazione di una creatura e degli effetti speciali per un progetto molto interessante che mi vedrebbe alla supervisione del reparto, anche se al momento è ancora tutto in fase “embrionale”…purtroppo non posso dire molto altro a riguardo, so soltanto che si prevedono lunghi mesi di duro lavoro prima di riuscire a rendere concreta l’idea. Quindi nel frattempo continuerò anche a dedicarmi ad altre proposte.

 

 

 

 

 

 

 

 

MANIFESTO 0: Cinecittà Bene Comune. Credi che la gestione pubblica possa aiutare a

migliorare le nostre produzioni?

 

 

LUIGI D'ANDREA: Forse si…o forse no, sinceramente non lo so, vedo che molta gente ha già smesso di

credere in un rinascita e ormai Cinecittà è il relitto di una nave lasciata in mare ad affondare, in cui

nessuna produzione “degna” vuole più investire. Forse attraverso la gestione pubblica si può cercare il

modo per farla riemergere ma servirebbero manovre veloci ed efficaci…perché il sistema cinematografico

Italiano degli ultimi anni ha già divorato tutto quello che restava della nostra reputazione…non sarà facile recuperare il maltolto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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