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NOIR ALL'ITALIANA

 

Insieme al Neorealismo e ai film d'avventura si costituì un nuovo genere: il noir all'italiana, dove i

protagonisti si immischiano tra le rovine e la povertà del dopoguerra. Subito dopo la guerra le cose

cambiarono radicalmente: la consapevolezza di un Paese in rovina che durante il fascismo era sottaciuta

ora emerge prepotentemente. Col neorealismo c’è chi osa riportare in vita vecchi personaggi come

quello di "Za-la-Mort" nel film FUMERIA DOPPIO (Raffaello Matarazzo, 1947) e chi omaggia i modelli

statunitensi come in SENZA PIETA' (Alberto Lattuada, 1948). Nel '46 i film stranieri tornarono in massa e

con questo fenomeno registi e sceneggiatori assorbirono le tecniche, i procedimenti e le soluzioni

stilistiche del cinema oltreoceano.

 

Intanto Pietro Germi si dirigeva verso il noir all'italiana: fece un vero e proprio lavoro di ricerca che portò

allo sviluppo del genere poliziesco in Italia come ad esempio in LA CITTA' SI DIFENDE (1951) dove i luoghi

di aggregazione sono osservati con un certo disagio e spesso la cinepresa sembra cercare gli spazi vuoti,

isolati, silenziosi con lo stesso slancio visivo dei protagonisti, un leggero neorealismo misto in noir è un

UN MALEDETTO IMBROGLIO (1959), un film dai toni molto gialli, una pellicola asciutta, amara con un

Germi che sa essere cinico ma allo stesso tempo romantico, una pellicola che presenta con grande

accuratezza un'introspezione psicologica collocata all'interno di un ambiente perfettamente descritto dove le frecciate contro la borghesia abbonddano. E' proprio da questi esperimenti che Germi riesce a realizzare un genere inedito sottraendo strutture, ambientazioni, caratteri e metodo al genere. Inoltre Germi è il primo a inserire la mafia come oggetto di leggenda col film IN NOME DELLA LEGGE (1948) dando vita a un filone sui mafiosi ripreso poi dall'opera prima d'impegno politico IL GIORNO DELLA CIVETTA (Damiano Damiani, 1968), un dramma sociale, denso di rabbia dove la Sicilia è prigioniera dell'omertà, un film che vede la corruzione in più ambiti e istituzioni, con la quale si aprirà una parentesi sui film-politico mafiosi come CAMORRA (Pasquale Squitieri, 1972). Certo non c'è da stupirsi del fatto che Germi fu molto sottovalutato all'epoca: considerando l'inizio del boom dei film di genere fu difficile notare un esperimento simile e questa mancanza di attenzione e sensibilità è sfortunatamente uno dei problemi più grandi che il cinema italiano ha avuto e che oggi più di ieri risente, una mancanza che non viene tanto dal pubblico quanto dalla critica.

 

Altri esempi importanti sono CONTRO LA LEGGE (Flavio Calzavara, 1950) uno dei film polizieschi più riusciti, AI MARGINI DELLA METROPOLI (Carlo Lizzani, 1953) che prende spunto da un'inchiesta giornalistica su un omicidio di una giovane realmente accaduto da cui esce una feroce critica contro le forze dell'ordine e per questo motivo subirà forti censure, OMBRE SUL CANAL GRANDE (Lucio Pellegrini, 1951) che tenta un'introspezione non solo topografica ma anche cittadina ed esplora i vizi e le virtù della borghesia veneziana, LA STRADA FINISCE NEL FIUME (Antonio Capuano, 1950) e ACQUE AMARE (Sergio Corbucci, 1954).

 

Ci fu anche chi cercò di dare un nuovo volto a quella che era stata la guerra: I SETTE DELL'ORSA MAGGIORE (Duilio Coletti, 1953) riprende il cinema statunitense, MIZAR (Francesco De Robertis, 1954) evidenzia la spettacolarità dei film statunitensi e nel contempo i tratti neorealisti suscitati da attori non professionisti, LA PATTUGLIA DELL'AMBA ALAGI (Flavio Calzavara, 1953) e CIAO PAIS di (Osvaldo Langini, 1956).

Prima di passare al poliziottesco però ci fu un momento di transizione che vide cambiare il crimine, i criminali e le problematiche sociali. Due film che colgono questa situazione di trasformazione sono SVEGLIATI E UCCIDI – LUTRING (Carlo Lizzani, 1966) e BANDITI A MILANO (Carlo Lizzani, 1968) che

tratta la vicenda della sanguinosa banda Cavallero e mostra come un piccolo criminale grazie alle manipolazioni di un sistema più grande di lui, costituito dalla politica e dai media, possa divenire un criminale di tutta eccellenza. Ulteriore via è quella intrapresa da OMICIDIO PER APPUNTAMENTO (Mino Guerrini, 1967) e GANGSTERS '70 (Mino Guerrini, 1968), entrambe sceneggiate da Fernando Di Leo.

 

 

SPIONAGGIO ITALIANO

 

Una parentesi che si apre e si chiude fra il noir all'italiana e il poliziottesco è quella che contiene i film

di spionaggio. Dopo il successo statunitense di 007 LICENZA DI UCCIDERE i produttori durante gli anni

anni '60 decisero di finanziare film simili: il problema è che alla base c'era una mancanza di soldi e così 

si ricorse molto spesso a collaborazioni estere che avevano da offrire location dai lineamenti esotici

come l'Egitto. La cosa funzionò, anche se i film prodotti rimasero limitati.

Le pellicole che vale la pena ricordare sono UOMINI OMBRA (Francesco De Robertis, 1954) che si rifà al

modello statunitense ed è l'unico antecedente a James Bond, 008 OPERAZIONE STERMINIO (Umberto

Lenzi, 1965) che non ebbe successo anche se fu uno dei primi esempi di fanta-spionistico.

Frank Kramer, nome d'arte di Gianfranco Parolini, inventò l'agente Jo Walker anche se il suo film più

famoso è I TRE FANTASTICI SUPERMEN (1967) che riscosse grande successo tra il pubblico grazie al 

ritmo elevatissimo e alla mescolanza di avventura e humor. Fra i registi del genere spicca anche il nome

di Sergio Sollima e gli espedienti fumettistici: questi ultimi non hanno conosciuto un vero e proprio

sviluppo, però alcuni esempi che meritano di essere ricordati sono KRIMINAL (Umberto Lenzi, 1966) e

soprattutto DIABOLIK (Mario Bava, 1968), un misto di pop art, optical art, psichedelia e futurismo, un 

film talmente pop da ispirare il CQ di Francis Ford Coppola.

 

Nella seconda metà del decennio si assistette a un mutamento di tendenza: riprese vita il cinema d'azione e si esplorò il mondo della malavita internazionale e della mafia. Uno dei maggiori successi del genere all'epoca è rappresentato da BANDITI A ROMA (Alberto De Martino, 1969). Fra lo stile di Albero De Martino e quello di Carlo Lizzani si pose Siro Marcellini con LA LEGGE DEI GANGSTERS (1969). Esistono anche esempi che mescolarono spionaggio a western come C'ERA UNA VOLTA UN GANGSTER (Marco Masi, 1969), COMANDAMENTI PER UN GANGSTER (Alfio Caltabiano, 1967) e I BASTARDI (Duccio Tessari, 1968). Si trovarono anche alcuni esempi di film antiamericani come FEMMINE INSAZIABILI (Alberto De Martino, 1969) o COLPO ROVENTE (Piero Zuffi, 1969).

Redazione

Manifesto 0, 2012

 

NOIR E SPIONAGGIO ALL'ITALIANA

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