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NEOREALISMO ROSA

Nel dopoguerra molti registi si trovarono in una situazione d'indecisione: c'era chi voleva continuare con i

telefoni bianchi (PRONTO CHI PARLA? Carlo Ludovico Bragaglia, 1945) e chi preferì trasformare il Neorealismo

in qualcosa di comico: DUE MOGLI SONO TROPPE (Mario Camerini, 1950), VIVERE IN PACE (Luigi Zampa,

1947), NATALE AL CAMPO 119 (Pietro Francisci, 1947).

Così grazie allo sperimentalismo di alcuni registi che provarono a mischiare i vari filoni si arrivò al

Neorealismo Rosa un genere molto apprezzato dal pubblico, un genere pieno di travestimenti, equivoci,

scambi di persona, film girati in plain air, con protagonisti giovani e vecchi scapoli, film che

rappresentavano i rioni popolari, nei quali l'amore e il caso erano i direttori dei giochi, film a metà tra

realtà e fantasia, da PANE, AMORE E FANTASIA (Luigi Comencini, 1953) fino a UN ETTARO DI CIELO (Aglauco

Casadio, 1957). Il primo film è l'affresco di un'epoca, di una povertà nascosta dai sorrisi della gente umile di

paese, di mentalità chiuse nel loro piccolo mondo, della fede e della fame che si susseguono giorno dopo

giorno, un film di grande successo grazie a personaggi che come la storia rimangono nel cuore e nella

mente, una vicenda semplice ma vera, una storia distesa ma che sa lasciare dentro un qualcosa grazie alla

sua profondità di pensiero.

 

 

La voglia di far cinema non si esaurì e i registi continuarono a provare. Luciano Emmer aumentò il ritmo, con i personaggi sempre in movimento, le storie divennero parallele o incrociate come nel suo esordio DOMENICA D'AGOSTO (1949), al quale seguiranno PARIGI E' SEMPRE PARIGI (1951), il soave LE RAGAZZE DI PIAZZA DI SPAGNA (1952), TERZA LICEO (1953) un'occhiata ai primi amori tra i banchi di scuola. Blasetti realizzò opere dai toni più brillanti.

Nacquero anche il filone giudiziario, quello giallo rosa e quello dei poveri ma belli tra cui escono titoli importanti come IL SEGNO DI VENERE (Dino Risi, 1955) una commedia agile e spiritosa, I SOGNI NEL CASSETTO (Renato Castellani, 1957) tenera, commovente e delicata commedia dall'amara verità, una possibile realtà di coppia, un fotoromanzo neorealista con un finale tragico che lascia un certo amaro in bocca e lo spensierato POVERI MA BELLI (Dino Risi, 1957) che diede il via al filone per l'appunto omonimo.

Quest'ultima è una commedia senza troppe pretese che rappresenta un affresco dei giovani di Roma degli anni '50, superficiali e troppo impegnati nei problemi d'amore. Un'opera sincera, realistica differente dalle tante commedie di oggi italiane che trattano l'adolescenza e che appaiono come futili stereotipi scipiti, volgari e degradanti.

Redazione

Manifesto 0, 2012

 

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