MANIFESTO Ø

Ugo Tognazzi nato a Cremona il 23 marzo 1922 è stato un attore, regista e sceneggiatore nell'ambito teatrale, cinematografico e televisivo, considerato uno dei volti più carichi e significativi della commedia all'italiana.

Fin da bambino bazzica il mondo del teatro finché dopo vari spostamenti e vicissitudini a Milano viene scritturato da Wanda Osiris, ma terminata la guerra la compagnia si scioglie. Tognazzi però riesce ad entrare in quella di Erika Sandri con la quale girerà tutto lo stivale. Dopo alcuni mesi arriva l'esordio al cinema grazie a Mario Mattoli e quattro anni più tardi lavora in coppia con Raimondo Vianello nel primo varietà satirico alla RAI nella neonata tv italiana.

Nel 1961 passa anche alla sua prima regia cinematografica ne IL MANTENUTO. Con gli anni '60 oltre al consenso del pubblico arriva anche quello della critica che lo vede protagonista in molti film della commedia all'italiana. Definito uno dei “mostri” insieme a Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni, lascia il segno della sua innocente perfidia in più di 150 film, molti dei quali divenuti ormai cult della cinematografia italiana.

Uno dei primi segnali di uomo grottesco è ne LA VOGLIA MATTA (Luciano Salce, 1962) che al tempo fu ritenuto troppo trasgressivo in quanto trattava una storia d'amore con scene piuttosto esplicite tra un uomo maturo e una ragazzina. Il film però rappresenta qualcosa che nel nostro cinema è stato raro, una bellezza che quasi nessuno ha saputo rappresentare. Qui si mette in gioco la virilità dell'essere maschile che cede durante la crisi dei quarant'anni e chi la vive sembra assorto in uno stato di malinconia perenne, una tristezza che lo assale in ricordo dei bei tempi giovanili.

Indimenticabile è nel film a episodi I MOSTRI (Dino Risi, 1963), un mosaico cinico e beffardo senza moralismo

dell'Italia in trasformazione durante il boom economico, piena di vizi e contraddizioni individuati in vari

ambiti e istituzioni, un film con molti episodi che arrivano diretti al punto, nei quali c'è la presenza di

personaggi che sono mostri non solo interiormente ma molto spesso anche esteriormente.

LA DONNA SCIMMIA (Marco Ferreri, 1964) è una delle più forti critiche mai fatte alla società: grottesco,

surreale, satirico, provocatorio, da brivido, a tratti voyeuristico, pieno di cattiveria umana con un Tognazzi

disgustoso, cinico, approfittatore, mascalzone, maleducato, pieno di secondi fini, che pensa solo ai propri

sporchi interessi, un film che mostra come una persona possa mettere a nudo una vita umana con il

menefreghismo più assoluto dei sentimenti umani altrui.

Nel 1968 partecipa al film collettivo SIGNORE E SIGNORI, BUONANOTTE, una commedia sull'avanspettacolo

che si ribella alla tv considerata nemico assoluto del cinema. Nello stesso anno recita in STRAZIAMI MA DI

BACI SAZIAMI (Dino Risi, 1968) dove si percepisce che la scomparsa di attori comici come Totò, Franco e

Ciccio fa sì che la commedia diventi sempre più spinta fino ad esasperarsi in espliciti menage a trois.

Non tutti furono vittime del sistema e qualcuno ebbe l'accortezza di notare che qualcosa non andava. La

commedia all'italiana stava assumendo sempre più un nuovo volto e uno degli ultimi, veri e propri esempi fu AMICI MIEI (Mario Monicelli, 1975) che riprende il tema dell'amicizia in una storia che tra le tante risate suscita una certa malinconia di fondo con i due seguiti.

Con gli anni '80 Tognazzi non riesce più a sostenere i ritmi di prima e cade in una profonda depressione. Continua a recitare in una decina di pellicole dimostrando sempre il suo valore: nel 1981 vince la Palma d'oro a Cannes come miglior attore protagonista in un film di Bernardo Bertolucci.

Muore improvvisamente a causa di un'emorragia celebrare a Roma il 27 ottobre 1990.