FUORI DALLA CRISI
Dopo appena un anno dalla prima crisi del cinema italiano si era già trovato un
modo per venirne fuori: il rinnovamento. La produzione di Torino, all'epoca
capitale del cinema, aiutata dall'industria automobilistica (Fiat, Lancia, Antoniotti,
Taurinia) si lancia nei Kolossal, nello sperimentalismo riuscendo a promuovere
qualcosa di nuovo. Ebbe un'enorme importanza per la storia cinematografica e
per quella internazionale la pellicola QUO VADIS (Enrico Guazzoni, 1912) in quanto
fu il primo grande kolossal che inaugurò tra l'altro il boom dei film in costume. Il
regista successivamente contribuirà insieme a Giovanni Pastrone e a Mario
Caserini ad arricchire il genere. E fu proprio Pastrone che nel 1914 realizzò il primo
capolavoro del cinema italiano: CABIRIA.
In realtà vale la pena sottolineare che il primo vero capolavoro del cinema italiano
fu L'INFERNO (Giuseppe De Liguoro insieme ad Adolfo Padovan e Francesco
Bertolini, 1911). Fu così importante a livello storico che per primo venne registarto
come opera protetta. La pellicola si distinse per la sua moltitudine di effetti
speciali (sovrimpressioni, esposizioni multiple, sostituzioni, l'utilizzo di corde per i voli), romprendo la monotonia dei campi lunghi fissi e integrando il primo piano e alcuni spostamenti della mdp. Fu anche il primo film di grande impegno letterario e artistico ed è sicuramente uno dei capolavori dei film in costume. Gli storici però ritengono CABIRIA il primo capolavoro in quanto L'INFERNO rimane sì, un capolavoro visivo, ma dalla mancata importanza narrativa e psicologica.
Il periodo si arricchì di titoli e di film decisivi per lo sviluppo del nostro cinema tra i quali RAPSODIA SATANICA (Nino Oxilia, 1917) il cui regista mise in chiaro, per la prima volta, i ruoli all'interno di un film: nel 1913 infatti al regista finalmente gli venne attribuito il titolo di “padre del film”, ottenendo così i diritti che prevedevano la collaborazione in fase di sceneggiatura e in fase di montaggio, in più i divi dovevano sottostare alle sue regole. La colonna sonora fu curata da Pietro Mascagni primo compositore a firmare una colonna sonora. All'interno del genere oltre ai peplum (diventato poi un genere a sé) ci sta il filone risorgimentale, alimentato dal nazionalismo che comportò la guerra in Libia, nel quale si possono trovare alcune delle ricostruzioni storiche tra le più perfette mai fatte.
Nel frattempo la Cineteca di Bologna insieme all'Università di Bologna avviò un lavoro di salvataggio, restauro e studio della Film d'Arte Italiana, nata nel
1909, la quale in seguito darà vita a un periodo in cui i film trattavano capolavori del teatro e della letteratura utilizzando al momento delle riprese il più possibile il plein air e i luoghi dove i fatti erano realmente accaduti. Iniziarono dalle mere trasposizioni di tipo biografico per arrivare all'apice negli anni '30-'40, periodo in cui nacquero le prime sceneggiature vere e proprie. I film inoltre contenevano storie che piacevano e in più davano voce a importanti tematiche e messaggi. I metri di pellicola si allungavano e la fama e il successo internazionali arrivarono ben presto per il cinema italiano. Si faceva cultura e nel contempo si distraevano i cittadini dai gravi problemi del Paese. Uno dei registi che più contribuirono a questo nuovo modo di fare cinema fu Ugo Falena che fu a capo della Film d'Arte Italiana.
Il fatto che tra cinema e letteratura vi fosse una forte collaborazione implicò
oltre all'educazione visiva anche una forte influenza nella lingua italiana. Il
compito di riformare le regole delle “sceneggiature” fu dato ai letterati di allora
che però non vedevano bene questo nuovo incarico, specialmente Giovanni
Verga che provava una vera e propria vergogna nello scrivere per il cinema. A
differenza di Gabriele D'Annunzio che invece si buttò a picco nel nuovo mezzo
d'espressione assumendo fin da subito un ruolo di assoluta importanza nella
storia del cinema italiano e mondiale. La sua figura fu determinante in quanto
con le proprie idee innovative influenzò il linguaggio che all'epoca era in netta
metamorfosi. Con CABIRIA per esempio si aprì finalmente la strada ai letterari
che smisero di vergognarsi grazie al successo che ebbe il film in quanto
D'Annunzio apportò dei cambiamenti radicali come la doppia testualità (verbale
e visiva) e definì il linguaggio delle didascalie che divenne più accurato: esso non
ha più solo un valore informativo, ma diventa poetico. Molti presero D'Annunzia come modello, ma nessuno mai riuscì ad eguagliarlo: nelle sue didascalie si sentivano i versi strutturati come un sistema metaforico, con un'aggettivazione iperbolica estesa a produrre un'enfasi costante, il dar vita a parole morte, il coinvolgere gli spettatori. Inoltre D'Annunzio riuscì a modificare anche l'ideologia di massa come ad esempio in FUOCO dove l'elemento diventa il simbolo della passione, dell'amore. CABIRIA cambiò la concezione della recitazione dando vita al teatro naturalista insieme ai futuristi, ai veristi e a scrittori come Bracco, Deledda, Verga. Poco più tardi di Gabriele entrerà in scena Pirandello il quale scriverà “I Quadernini di Serafino Gubbio Operatore” dove il cinema assumerà un nuovo ruolo nella società e con opere come “Sei personaggi in cerca d'Autore” influenzerà moltissimo il cinema d'avvenire di tutto il mondo.
Redazione
Manifesto 0, 2012
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