I FILONI DELLA COMMEDIA ALL'ITALIANA
Il calo delle preferenze e di potere della DC permise di trattare argomenti che fino a pochi
anni prima erano impensabili. A mostrare ciò furono IL CARRO ARMATO DELL'8 SETTEMBRE
(Gianni Puccini, 1960) e TUTTI A CASA (Luigi Comencini, 1960) che riprese la formula
tragicomica inserita in una perfetta ricostruzione storica del film sopracitato diretto da
Mario Monicelli, compresi gli sceneggiatori Age e Scarpelli e l'attore Alberto Sordi. Il film
rispecchia una pagina nera della nostra storia e fu per questo motivo che l'allora primo
ministro Andreotti esprimette la propria ostilità nei confronti del film. Tra i registi degli
anni '60 si trovavano tra i temi ricorrenti quello della Resistenza, del fascismo e
dell'antifascismo, chi più chi meno, in maniera esplicita o implicita. Negli anni '50 questi
temi erano un argomento tabù, mentre negli anni '60 sembravano aiutare il cinema a
svilupparsi in maniera più profonda. Alcuni registi non furono consapevoli dei limiti di quei
film, dati probabilmente dal continuo riferimento al Neorealismo, e finirono per oscillare tra
satira e farsa senza il ben che minimo approfondimento analitico.
Dopo pochi anni si andarono a formare alcuni filoni:
-
i film con un piede nella farsa e l'altro nella commedia di costume, contenenti finali tragici ma ricchi di musiche e di rumori; il silenzio sarebbe stato troppo pericoloso, avrebbe fatto pensare, avrebbe fatto paura e questo era troppo rischioso, in fondo era pur sempre commedia. Un regista che riescì ad incarnare bene questo tipo di film è Dino Risi.
UNA VITA DIFFICILE (1961) è un film comico-grottesco pieno di frecciate a personaggi e ambienti del dopoguerra, quasi un
documentario carico di satira e di sequenze memorabili tra cui quella degli sputi nel finale, un film politicamente poco corretto che si
sviluppa nelle illusioni dell'italiano medio e limitato.
I MOSTRI (1963) è un mosaico cinico e beffardo senza moralismo dell'Italia in trasformazione durante il boom economico piena di vizi e contraddizioni individuati in vari ambiti e istituzioni, un film con molti episodi che arrivano diretti al punto, nei quali c'è la presenza di personaggi che sono mostri non solo interiormente ma molto spesso anche esteriormente. Molti guardando alla filmografia di Risi non riescono a digerire quest'ultima pellicola del regista in quanto la trovano futile, senza una buona sceneggiatura, ma per poterlo apprezzare affondo lo spettatore deve porre il suo sguardo al dì là delle semplici storie umoristiche. Sotto ad ognuna di esse c'è una feroce satira fatta sulla società di quell'epoca, sottolineata dalla colonna sonora che contiene canzoni di successo di allora come quella di Vianello “Abbronzatissima”, dove valori, religione, morale, famiglia, cultura, giustizia, sessualità non sono più gli stessi.
IL GIOVEDI' (1963) è un film più intimo in confronto ai precedenti che vede un bimbo alle prese con il padre fallito, forse poi non così
vittima della società.
IL SORPASSO (1962) considerato il capolavoro di Dino Risi è una feroce satira sulla società e sui costumi dell'Italia del boom, ma che
differisce da altri film del genere per alcuni aspetti tra cui la profonda introspezione psicologica dei due protagonisti, una psicologia
che sfocia anche nella corsa finale o nell'io pensante di Trintignant. Sotto certe inquadrature, tutte ben studiate a differenza di altre
volte, si può notare un taglio documentaristico che fa acquisire un determinato realismo all'insieme. Il montaggio crea un ritmo
veloce, incalzante che trova sfogo nella parte finale dove è difficile rimanere attaccati alla poltrona, il pericolo è nell'aria e noi tutti
sembriamo identificarci in quel momento con il personaggio di Trintignant. Trintignant e Vittorio Gassman, così diversi incarnano
l'Italia divisa in due, una parte che vuole correre, vuole svilupparsi, l'altra più cauta che preferisce pensare prima di agire. Il fatto
anche che sia girato per la maggior parte delle scene in strada, una strada piena di simbolismo, lo classifica anche come primo road-
movie italiano che non lascia respirare. Risi fu il primo anche a inserire come colonna sonora dei pezzi musicali famosi
contemporanei, scelta a cui oggi tutti siamo ormai abituati.
-
i film dove le armi e i corpi venivano messi in burla e non rispecchiano mai pienamente il
ruolo indicato nel titolo. Alberto Sordi è spesso il protagonista come ne IL VIGILE (Luigi Zampa,
1960), film nato da un fatto di cronaca e divenuto una seria critica di quello che era realmente
accaduto, o in MAFIOSO (Alberto Lattuada, 1962), un film dimenticato ma che andrebbe visto
per il ritratto che il regista fa di una Sicilia che negli anni del boom finge e vorrebbe essere
emancipata, ma in realtà è la stessa Sicilia di sempre. Un film che però fece veramente
scalpore fu IL MEDICO DELLA MUTUA (Luigi Zampa, 1968) che denuncia un sistema sanitario
in rovina mostrando tutto ciò che la gente aveva paura di dire. La pellicola è in perfetta
sintonia con il clima turbolento dell'epoca e quindi contribuisce ad argomentare in modo
sostanziale critica e ricerca.
-
i film con ritratti femminili profondi il cui specialista fu Antonio Pietrangeli: NATA DI MARZO (1957) sgradevole e spigliata commedia sentimentale, IO LA CONOSCEVO BENE (1955), profonda introspezione sulla psicologia di un'ingenua ragazza che dalla campagna va in città con tanti sogni, ma come molto spesso capita essi finiscono per sfumare, un tocco profondo, uno sguardo amaro che riesce a dire anche le cose meno esplicite, un film che lascia il segno, forse per la triste storia di lei, per i troppi sogni fatti, per le troppe speranze date, per le troppe bugie dette e ADUA E LE COMPAGNE (1960) dramma social-psicologico che non denuncia ma mette in evidenza le conseguenze della legge Merlin. Se ARRANGIATEVI! (Mauro Bolognini, 1959) aveva un sapore comico, questo di Pietrangeli, in un finale che stringe il cuore, è molto più profondo e drammatico: l'età e la cultura sono diverse, ma la dignità della donna è una sola.
-
i film che riguardavano la soppressione dei coniugi: famosa è la trilogia realizzata da
Pietro Germi. DIVORZIO ALL'ITALIANA (1961) nel quale si può notare il cambiamento stesso
del regista che passa da toni drammatici a quelli più comici, una satira grottesca nei confronti
della sarda borghesia conformista. Il ritmo serrato, la volubile suspense, l'intrigo e l'azione
posta nell'ultima parte con un finale beffardo rendono il film tra le sue pellicole migliori.
SEDOTTA E ABBANDONATA (1960) con toni più duri del precedente sottolinea l'ipocrisia e la
falsità dei personaggi che Germi stesso disprezza, un affresco della mentalità siciliana, della
società patriarcale, del rispetto e dell'onore negli anni '60. SIGNORI E SIGNORE (1965)
anch'essa una satira feroce sull'ipocrisia durante il boom.
-
i film che trattavano i viaggi nel tempo e la commedia storico-antica. Famoso è L'ARMATA BRANCALEONE (Mario Monicelli, 1966) nel quale venne utilizzato per la prima volta il linguaggio maccheronico che suscita risate non da poco. Il motivetto iniziale e diventato un tormentone popolare mentre l'espressione armata brancaleone è entrata nel vocabolario italiano. La pellicola non pone molta attenzione alla ricostruzione storica ma risulta realizzata bene per quanto riguarda scenografia, fotografia e costumi in perfetto contrasto cromatico. Il film è molto originale e vuole essere una rilettura dell'Italia medievale che tra le tante risate sviluppa un lato crudo delle condizioni dei personaggi, personaggi che non rispecchiano i canoni utilizzati all'epoca, difatti non viene preso di mira il proletariato o la borghesia, contrariamente a quanto succedeva negli altri film. Il suo seguito, BRANCALEONE ALLE CROCIATE (Mario Monicelli, 1970), è uno dei pochi esempi di sequel che riesce a tener testa al primo film senza scadere in banali iterazioni del primo successo.
-
i film dove venivano inseriti fantasmi o alieni come in FANTASMI A ROMA (Antonio
Pietrangeli, 1961), l'originale e sconosciuto OMICRON (Ugo Gregoretti, 1963) e IL DISCO
VOLANTE (Tinto Brass, 1964). Quest'ultimi due film basati su una storia fantascientifica sono
una satira della società italiana grezza e ignorante. In particolare nel secondo sono da
menzionare gli effetti speciali, realizzati davvero bene per l'epoca in cui fu fatto. TOTO' NELLA
LUNA (Steno, 1958) fu il primo film fantascientifico italiano ed è una parodia di alcuni film
americani del tempo.
-
i film alternativi con riconoscimenti speciali: la commedia cinica e grottesca EL COCHECITO (Marco Ferreri, 1960)e LA DONNA SCIMMIA (Marco Ferreri, 1964) una delle più forti critiche mai fatte alla società, grottesco, surreale, satirico, provocatorio, da brivido, a tratti voyeuristici, pieno di cattiveria umana con un protagonista disgustoso, cinico, approfittatore, mascalzone, maleducato, pieno di secondi fini e che pensa solo ai propri sporchi interessi, un film che mostra come una persona possa mettere a nudo una vita umana con il menefreghismo più assoluto dei sentimenti umani altrui; FAI IN FRETTA AD UCCIDERMI...HO FREDDO! (Francesco Maselli,1967) e il giallo-rosa RUBA AL PROSSIMO TUO (Francesco Maselli, 1968); IL MERLO MASCHIO (Pasquale Festa Campanile, 1971) e DURANTE L'ESTATE (Ermanno Olmi, 1971) dai toni surreali.
-
i Film a episodi (staccati) i quali cercavano di attirare i diversi tipi di pubblico in un unico spettacolo che conteneva varie gradazioni interne di qualità e di gusto. Il boom dei film a episodi si ebbe tra il '63 e il '65. Il tutto si ispirò al primo film italiano girato in Techniscope IERI OGGI DOMANI (Vittorio De Sica, 1963) e dal film ALTRI TEMPI (Alessandro Blasetti, 1952) dove venne coniato il termine maggiorata, dai quali nacquero successivamente altri sottofiloni:
-
i film che avevano come tema principale la donna SE PERMETTETE PARLIAMO DI DONNE (1964) l'esordio alla regia di Ettore Scola.
-
i film che trattavano l'obbligo del matrimonio e le sue conseguenze come LA MIA SIGNORA (1964) diretto da più registi Tinto Brass, Bolognini e Comencini o LE BELLE FAMIGLIE (Ugo Gregoretti, 1964).
-
i film con storie di sesso e di sessi L'AMORE DIFFICILE (Alberto Bonucci, Sergio Sollima, Nino Manfredi e Luciano Lucignani, 1962) dove i temi ricorrenti degli episodi sono amore e tradimento, CONTROSESSO (Franco Rossi, Marco Ferreri e Renato Castellani, 1964), LA VOGLIA MATTA (Luciano Salce, 1962) che al tempo fu ritenuto troppo trasgressivo in quanto trattava una storia d'amore tra un uomo maturo e una ragazzina con scene piuttosto esplicite. Il film però rappresenta qualcosa che nel nostro cinema è stato raro, una bellezza che quasi nessuno ha saputo rappresentare. Qui si mette in gioco la virilità dell'essere maschile che cede durante la crisi dei quarant'anni e chi la vive sembra assorto in uno stato di malinconia perenne, una tristezza che lo assale in ricordo dei bei tempi giovanili.
-
i film che trattavano la mostruosità fisica la quale può essere fattore di puro divertimento I COMPLESSI (Filippo D'Amico, Dino Risi e Franco Rossi, 1965), OGGI DOMANI DOPODOMANI (Eduardo De Filippo, Marco Ferreri e Luciano Salce, 1965), BOCCACCIO '70 (Vittorio De Sica, Federico Fellini, Mario Monicelli e Luchino Visconti, 1962) nel quale è facile notare lo stile dei quattro grandi autori che stanno alla regia.
-
i film con una struttura più complessa ispirata al modulo vecchio delle storie intrecciate e a certi rotocalchi cinematografici degli anni '50 MADE IN ITALY (Nanni Loy, 1965) e composto da una trentina di episodi che criticano gli usi e i costumi dell'Italia, significativa è la fotografia che aiuta lo stacco da un episodio all'altro, IO IO IO E GLI ALTRI (Alessandro Blasetti, 1965), inchiesta sull'egoismo umano.
-
i film che parlavano dei viaggi all'estero, film che ricordano terribilmente in modo negativo i film dei fratelli Vanzina e Neri Parenti, COSTA AZZURRA (Vittorio Sala, 1959), BREVI AMORI A PALMA DI MAJORCA (Giorgio Bianchi, 1959), interessante è IL DIAVOLO (Gian Luigi Polidoro, 1963) uno di quei rari esempi di cinema dove la sceneggiatura non fu scritta ma il film ebbe un buon successo.
-
i film che erano versioni femminili del filone portante: LA RAGAZZA CON LA PISTOLA (Mario Monicelli, 1968) che vide per la prima volta Monica Vitti in un ruolo comico, PARIGI O CARA esempio campione della commedia all'italiana.
Redazione
Manifesto 0, 2012
Collaborazioni:
Se anche tu vuoi collaborare con Manifesto 0 o chiedere la pubblicazione di un qualsiasi contenuto inerente scrivici a Emme0Mzero@gmail.com
Tag più frequenti:
© 2012 - 2017 by Manifesto Ø