Negli anni '60 si iniziò a lavorare un genere che non era mai stato trattato
prima: l'horror. La prima pellicola realizzata era diversa dagli horror
conosciuti: I VAMPIRI (Riccardo Freda, 1957) aveva un forte sapore gotico
con sfumature fantascientifiche che la distinse dalla solita produzione
anglosassone. Il regista Freda spesso finì a fare i conti con la censura
poiché affrontava argomenti scottanti e inusuali come le morti apparenti
vedi LO SPETTRO (1963) considerato una sorta di seguito de L'ORRIBILE
SEGRETO DEL DOTTOR HICHCOCK (1962) nel quale invece si può trovare
la necrofilia, entrambi con una Barbare Steele da far venire i peli d'oca,
una delle attrici sicuramente più importanti e determinati di questo
genere. Le donne erano l'elemento erotico, il fulcro attraverso il quale
ruota tutta la vicenda, l'elemento che dà origine al male. Nel film presero
parte due personaggi che nessuno all'epoca in Italia credette capaci di fare
qualcosa di buono: lo scenografo Beni Montresor e il fotografo Mario Bava
che qui impone la sua genialità con la scena della trasformazione. Il primo
finirà per lavorare negli States, il secondo sarà uno dei maggiori registi del
genere, un pioniere i cui effetti visivi erano creati con stupefacente intelligenza e scarsità di mezzi. Impossibile non citare LA FRUSTA E IL CORPO (1963) per la sperimentazione cromatica che si può trovare anche in OPERAZIONE PAURA (1966) nel quale si trovano le soggettive senza soggetto, molti piano sequenza, gli zoom, l'ampio uso di effetti sfocati e colori psichedelici che danno un sapore molto personale alla pellicola, REAZIONE A CATENA (1971) spietato e cinico il film è uno dei primi esempi di slasher, I TRE VOLTI DELLA PAURA (1963) un film che si articola in tre storie, tre storie che hanno subito una dura rielaborazione, infatti Bava per il soggetto prese spunto da vari romanzi scritti da Tolstoj, Cechov, Snyder ma quello che si nota soprattutto è che gran parte del cinema hollywoodiano ha acquisito molto da questo film: se si osserva il primo episodio molti elementi sono stati ripresi, oggi come negli ultimi decenni passati. Stessa cosa per il secondo episodio, molto vintage grazie alla fantastica presenza di Karloff: dal personaggio del padre (fisicamente) alla fotografia, dal contenuto vampiristico all'ambientazione. Sotto questo punto di vista il terzo riesce a mantenere la sua autenticità e conserva ancora oggi un segno indelebile del Maestro. In particolare è interessante notare che il cinema internazionale, in particolare quello hollywoodiano che
molti degli italiani oggi considerano il meglio nella storia del cinema, ha sempre avuto un debito con quello italiano, la costituzione l'hanno fatta loro ma le leggi e gli ideali erano nostri. Freda e Bava si ritrovarono anche più avanti, grazie a un altro horror dal sapore fantastico CALTIKI IL MOSTRO IMMORTALE (1959). Un altro grande dell'horror gotico fu il regista di 5 TOMBE PER UN MEDIUM (1965) e IL BOIA SCARLATTO (1965), Massimo Pupillo, per anni erroneamente scambiato per Zucher. Tra gli attori del genere è impossibile dimenticare il grande Christopher Lee che pur avendo avuto un importante ruolo internazionale all'interno del genere horror in Italia prese spesso parte in film come la horror parodia TEMPI DURI PER I VAMPIRI (1959) o il peplum horror ERCOLE AL CENTO DELLA TERRA (1961). Anche Pupi Avati contribuisce in ritardo al genere con l'occulto ZEDER (1983) e LA CASA DELLE FINESTRE CHE RIDONO (1976) che segna il passaggio del regista dalla commedia all'horror trasformando la bassa padana da campagna dormiente a suggestivo teatro degli orrori.
Redazione
Manifesto 0, 2012
HORROR GOTICO ITALIANO
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