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A UN PASSO DALLA COMMEDIA ALL'ITALIANA: GLI ATTORI

Con la forte censura democratica non si poteva all'epoca concepire una vera e propria satira politica, meno

che mai nei confronti del neoregime democratico, però si riuscì a creare una sorta di commedia a sfondo

politico: una vera commedia di costume nacque con personaggi interpretati da attori come Renato Rascel,

Totò e Alberto Sordi, quest'ultimo portava con sé un tocco di personale perfidia.

 

Se oggi si dice attore del varietà e attore del cinema è la stessa cosa qui in Italia, ma in altri tempi le cose

stavano diversamente. Fin dagli albori gli attori provenivano dal teatro ma con Mario Mattoli le cose

cambiarono proprio nel dopoguerra. Mattoli diede il via al prelevamento dei comici del varietà per portarli

nei suoi film e vista nel complesso la cosa ci poteva stare, funzionava. Questo fatto tramandato nei decenni

ha preso una brutta piega: si è arrivati ai nostri amati attori/comici che provenienti dal cabaret finiscono nei

cinepanettoni e nelle commedie, dimostrando che dopo tutto non sanno recitare e forse neanche far ridere.

 

Anche se i telefoni bianchi e la commedia all'italiana non furono ben visti dalla critica, l'atmosfera che c'era in

quei film combaciava perfettamente con il tipo di recitazione richiesta da Mattoli. L'unica cosa che si richiede

ora, nel 2013, è quella di comprendere un concetto molto semplice: quell'atmosfera appartiene a quel tempo e non si può continuare a

pensare che il cinema italiano si debba basare su quel tipo di recitazione falsa e soprattutto eccessiva che con il cinema attuale stona in modo decisamente evidente.

 

Tornando al caso di Mattoli, fu così che nacquero la stella Totò, Aldo Fabrizi (che già in tempo di guerra aveva preso parte alle commedie più significative), Erminio Macario, Renato Rascel, Walter Chiari, Tino Scotti. Totò fu il maggiore in quanto aveva costruito su di sé il suo personaggio, a differenza degli altri che diventavano qualcuno nei film, lui quel qualcuno lo faceva diventare Totò. Anarchico, perfido, mina vagante, indossava frac e bombetta, il mondo si prostrava ai suoi piedi; le gag, le battute erano davvero divertenti e indimenticabili, tanto che alcune di esse diventarono delle vere e proprie slapstick comedies (il cognome storpiato in LA BANDA DEGLI ONESTI, Camillo Mastrocinque, 1956). Qualcuno tra l'altro ebbe il coraggio di definirlo un surrealista con i piedi per terra. Probabilmente il tanto successo riscosso fu in parte anche grazie a registi come Mattoli, Bragaglia, Camillo Mastrocinque e sceneggiatori come Steno, Sergio Amidei, Rodolfo Sonego, Ettore Scola, Ennio Flaiano, Age e Scarpelli.

Redazione

Manifesto 0, 2012

 

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