LE COMICHE FINALI
Redazione
Arturo Ambrosio fu un'altra figura importante insieme a Filoteo Alberini. In Italia
uno dei generi più fruttiferi era la comicità intrinseca nelle comiche finali e fu
proprio Ambrosio a inventarle insieme al “congedo”. Non c'è da stupirsi se riuscì
a soddisfare i gusti del pubblico: si era ancora a cavallo del secolo e la maggior
parte del pubblico era analfabeta quindi viene quasi spontaneo pensare che la
comicità, le gag delle torte in faccia, degli inseguimenti, della gente che cade
erano il linguaggio più semplice per questo tipo di pubblico che poi andava al
cinema per divertirsi, non per farsi una cultura sulla settima arte.
Il primo film comico IL FINTO STORPIO DEL CASTELLO (Italo Pacchioni, 1896)
durava appena trenta secondi, ma fu Leopoldo Fregoli che insieme ad Ambrosio
spinse il genere al successo internazionale. Fregoli fu una figura principale del
primo cinema comico muto italiano in quanto diede un grande contributo
inventando il Fregoligraph addicendosi così il titolo di padre del music hall e del
cafè chantant. Infatti la sua comicità si rifaceva alla commedia dell'arte e ai trucchi
di Méliès dando quel tocco illusionista ai suoi film: aveva questa innata capacità
di trasformarsi in una moltitudine di personaggi.
La chiave del successo fu quella di piacere al grande pubblico: le comiche erano
fine a se stesse e il riso era praticamente meccanico. A Fregoli gli si attribuisce
anche la nascita di alcune tecniche che oggi si utilizzano spesso come quella della
sostituzione, dell'accelerazione, della colorazione, della marcia indietro. Provò
anche a proiettare i film all'indietro e sperimentò poi la presa discontinua e gli
arresti della cinepresa. Molti lo imitarono ma nessuno riuscì a eguagliarlo.
Ci furono anche altri comici, che distinguendosi per originalità e personalità caratterizzando così la comicità dell'epoca, si affermarono ed ebbero la propria fetta di fama e successo internazionali. Ettore Petrolini, uno dei più grandi comici di quegli anni, proveniente dal teatro dilettante si divise tra avanspettacolo, varietà e riviste dando vita a un repertorio ricco e originale, tanto che non solo divenne famoso per le sue macchiette ma influenzò notevolmente tutto il teatro comico italiano novecentesco. Nel 1919 approda al cinema grazie a Mario Bonnard per poi passare sotto la direzione di altri due grandi registi: Alessandro Blasetti e Carlo Campogalliani.
Ernesto Vaser chiamato anche Fricot o Fringuelli, fu il primo comico della schiera nuova. Con sole 50 lire realizzò VASER PERDE IL TRENO (Ernesto Vaser, 1906) un film che ebbe un successo inaspettato.
Ferdinand Guillaume più conosciuto come Tontolini o Polidor anticipò gli slapstick utilizzati a grandi dosi da Buster Keaton, Charlie Chaplin, Fatty e fu uno dei principali specialisti della comica a inseguimento. Infatti fu uno dei primi a inserire nel linguaggio cinematografico l'uso del primo piano e pose una grande attenzione ai movimenti della mdp. Non ci si stupisce quindi che i suoi film possano essere stati ripresi più avanti. Forse l'esempio più immediato è TONTOLINI E' TRISTE (Ferdinand Guillaume, 1911) che venne ripreso nel film SULLIVAN'S TRAVELS. Cretinetti nome d'arte di Andrè Deed, arrivò in Italia grazie a Carmine Gallone. A differenza di altri comici del tempo Cretinetti riusciva, da una determinata situazione, a farne nascere altre. Grazie alle esperienze avute con Méliès, Deed fu influenzato da una certa dose di surrealismo. Non solo riprende Méliès ma anticipò anche Keaton, Totò, Fantozzi. Riuscì a precedere i comici così come i film: L'UOMO MECCANICO (Andrè Deed, 1921), primo esempio italiano di cinema di fantascienza dove un robot buono lotta contro un robot cattivo, è un film che ricorda il successivo METROPOLIS.
Tutto questo naturalmente succedeva nelle grandi città di allora come Milano, Torino, Roma, Venezia, mentre
a Napoli si era sviluppato un altro tipo di cinema: la sceneggiata che vide il suo sviluppo e il suo successo
dentro i confini locali.
Dopo un ricco periodo le comiche finali iniziarono a decadere, non tanto per motivi finanziari ma soprattutto
per motivi intrinsechi: erano scritte e girate in fretta, erano tutte uguali, carenti di nuove idee, agli attori non
era richiesta una grande dote recitativa, l'importante era saper cadere, insomma non ebbero il coraggio di
andare oltre se stesse, di rinnovarsi. Questo fu fatale perché in Italia nel frattempo si realizzavano film di altro
genere (il dramma, la ricostruzione del passato, la rappresentazione del quotidiano, i documentari) e
soprattutto all'estero il cinema sviluppava il proprio linguaggio. Per sollevarsi da questa situazione si elaborò
una specie di commedia sofisticata all'italiana che ricorda quella statunitense, ma che a differenza di essa
quella nostrana ebbe uno stile anonimo e dagli orizzonti minimi. Fece eccezione a questo sottogenere lo
sceneggiatore Lucio D'Ambra che invece strizzava l'occhio alla pochade francese e all'operetta viennese tanto
che alcuni critici lo definirono inizialmente come il Carlo Goldoni della cinematografia e poi il predecessore di
Lubitsch. A lui fece seguito il regista Augusto Genina: entrambi erano gli unici a inventare storie nuove pari a
quelle estere, gli unici nella commedia a unire melodramma e avventura.
Manifesto 0, 2012
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